28 dicembre 2007

è quasi finito, il duemilasette.
domani partiamo, qualche giorno più a nord di qui, niente di che. basta stare bene, basta poco, basta poco per stare bene.
in chiusura una riflessione aperta, una finestra splancata che si affaccia sul nuovo anno e magari su chi passa di qui.
quanto, di chi è intorno a noi, va accettato? fino a che punto dobbiamo farci andare bene i comportamenti altrui che ci infastidiscono/feriscono/colpiscono, mettendo a tacere considerazioni che potrebbero ferire ma sembrano dolorosamente necessarie?
a me sembra che tollerare

(Dal lat. tolera¯re, affine a tolle°re, nel sign. orig. di 'sopportare')

le persone a cui teniamo sia scorretto per definizione. si sopporta il professore stronzo, il capufficio nevrotico, l'impiegato alle poste incompetente, ma si sopportano gli amici?
nel momento in cui sembra inutile manifestare la propria - non richiesta e comunque già reiterata - opinione e impossibile scalfire anche solo minimamente delle convinzioni radicate, cosa si può fare se non sopportare?
e quando il troppo sopportare inizia a fare un male insopportabile, cosa si fa?

volevo arrivare a fine anno con delle risposte, lucenti pulite e stirate. quelle che avevo se le sono portate via tutte queste domande incalzanti e stropicciate, e questa sera mi sento piccola piccola.

[buon inizio e a presto.]

24 dicembre 2007


tanti
tanti
tanti
auguri
a tutti
.

!

23 dicembre 2007

I walked on tiptoe, sent darkness swirling over all the kitchen in the early morning.

while you were sleeping
you tossed, you turned
you rolled your eyes as the world burned
the heavens fell, the earth quaked
i thought you must be, but you weren't awake
no, you were sleeping
you ignored the sun
you grew your power garden
for your little ones
and you found brides for them on christmas eve
they hung young cain from the adam trees
and danced

shhh. dorme.
prima sono entrata nel suo sonno, volevo aprire il suo ultimo regalo di natale. ora dorme di nuovo, se lo vedessi non avresti il coraggio di svegliarlo.
ora preparerò il caffè, risponderò a un'email, studierò distrattamente più pagine possibile.
lui intanto dormirà, dormirà ancora, io non lo sveglierò.
spesso sogna di guerre e film d'azione, eppure dal suo viso non lo diresti. a volte nei suoi sogni faccio una brutta fine, non riesce a salvarmi in tempo, dicono che allunghi la vita e io ci voglio credere. di solito lui ammazza tutti i cattivi onirici alla fine, quindi non muoio oniricamente in vano e il mondo onirico è salvo per sempre. fino alla prossima guerra onirica.
dorme, è stanco. vorrei svegliarlo per parlare ancora un pochino di quando partiremo, di dove andremo, come quando con chi. gli vorrei dire che non vedo l'ora, e intanto saltare sul materasso. ma chi ce la fa? magari non sta sognando guerre stavolta. magari sta sognando di essere sulla nuvoletta delle lasbiche, magari sta sognando proprio del nostro viaggio, magari sta sognando un mondo un po' più facile dove gli asini sono preferiti ai cavalli e non viceversa.
allora dorme.
allora dormi.


thank god you're up now
let's stay that way
else there'll be no mornings
and no more days
cos when we're dreaming
our babies grow
the sun shines
and the shadows flow
time flies
the phone rings
there is a silence
and everybody tries to sing

21 dicembre 2007

ascolto canzoni indienatalizie raccolte in giro (a proposito, consigli? perchè qui non è mai abbastanza) in attesa che arrivi l'impulso di mettermi a studiare per i sei esami che mi aspettano tra gennaio e febbraio.

ieri alle tre e quaranta sono partita da roma con la valigia blu elettrico che prendeva la polvere da mesi, dopo auguri e saluti sparsi per la città. dopo tre ore di viaggio, mentre il treno volava sul tratto di costa da faconara ad ancona, mi sono accorta che pochi posti dietro di me c'era matteo. più magro dell'ultima volta che l'ho visto, ugualmente gentile e sorridente dietro il viso da guerriero. camminando insieme verso il parcheggio dove i rispettivi padri ci aspettavano impazienti abbiamo cercato in modo impacciato di le nostre esistenze in cinque minuti striminziti:
sono passato dalla triennale alla quinquennale, ho cambiato casa! anche io!, ho comprato una borsa per la mia ragazza in via condotti, sto qui solo una settimana poi vado a nord dal mio ragazzo e assieme andiamo ancora più a nord, hai sentito diego da madrid? sì e a novembre sono anche andata a trovare eleonora a parigi, ad aprile facevo allenamento di boxe e mi è uscita una spalla da lì ho smesso di fare sport e sono diventato pigro - benvenuto nella grande famiglia
che bello vederti
altrettanto
auguri!

salgo in macchina e papà si ricorda meglio di me di quando ero tornata da ischia, un po' di anni fa, completamente persa per quel compagno di scuola. ora che è tutto è passato, che mi chiedo ridendo per quale motivo mi piacesse tanto, che quando ci incotreremo sarà solo per caso, sono curiosa di sapere se ha visto qualcosa di nuovo in me rispetto a quella notte di luglio di due anni fa in cui abbiamo fatto il bagno i mutande per festeggiare la fine della maturità. l'ultimo vero ricordo che conservo di noi due. erano giorni in cui l'unica possibilità che vedevo per liberarmi dai demoni e dai conflitti era la fuga, il più veloce possibile. e sono fuggita. ma adesso è diverso, adesso ho capito.
chissà se l'ha visto, non credo l'abbia visto.

ciao matteo,
l'università procede a casa tutto bene e, guardami, non scappo più.

14 dicembre 2007

"this song is about day jobs".

per me e per te, che combattiamo contro i dirigenti *** e i dirigenti RAI.

All night I lay on my pillow and pray
For my boss to stop me in the hallway
Lay my head on his shoulder and say
Son, I've been hearing good things
I wake up without warning and go flying around the house
In my sauvignon fierce, freaking out
Take a forty-five minute shower and kiss the mirror
And say, look at me
Baby, we'll be fine
All we gotta do is be brave and be kind
I put on an argyle sweater and put on a smileI don't know how to do this
I'm so sorry for everything
Baby, come over, I need entertaining
I had a stilted, pretending day
Lay me down and say something pretty
Lay me back down where I wanted to stay
Just say something perfect, something I can steal
Say, look at me
Baby, we'll be fine
All we've gotta do is be brave and be kind
I pull off your jeans, and you spill jack and coke in my collar
I melt like a witch and scream
I'm so sorry for everything

11 dicembre 2007

my earthly pleasures n°3.

per andare avanti, trovare la forza

di svegliarmi alle sette
preparare il caffè
buttarmi sotto la doccia
pulire la camera dalle tracce
vestirmi e iniziare la giornata, una nuova di zecca e possibilmente migliore

penso con tutte le forze a domenica sera, quando dopo un pomeriggio tra i negozi che nemmeno sono entrata da zara tanto ero occupata a ridere e parlare, mi sono ritrovata in un ristorantino di via cavour
e alla mia destra c'era simone impegnato in un one man show tra commessi gay e progetti di ricchezza, con somma ilarità di daniele
alla mia sinistra cristina, la cui vita ho sfiorato per due anni e che ora riempie le mie giornate di una vitalità che non credevo esistesse
davanti lei teodora, con gli occhi stanchi ma vispi come al solito - viviamo insieme da soli tre mesi ma ormai conosco i suoi occhi -e la mano in quella di achille, la tempestava di domande

e insomma, ho pensato che che per una cosa che sta andando a scatafascio ce ne sono altre che crescono e maturano. ce n'è una più di tutte: le persone,
le loro mani i loro visi le loro parole.

9 dicembre 2007

food tastes better with you.

penso che è difficile, è difficilissimo, scrivere di certe cose. è intimo, delicato, complesso e ho deciso qualche minuto fa che nonostante la pulsione ci sia non ne scriverò. l'ho fatto in passato, nel mio vecchio blog, e vorrei essere capace di farlo di nuovo: aprirmi in modo più o meno palese a proposito dei miei disturbi alimentari. circa un anno fa un episodio spiacevole mi ha portato a rivedere in maniera quasi totale il mio approccio alla questione, non volevo che nessun altro mi vedesse come una bambinetta insicura e problematica in cerca di adorazione o di compatimento, di aiuto o attenzione. quello che sono è una ragazza che combatte contro qualcosa di enorme, che combina casini e si dispera ma non prende in considerazione l'ipotesi di arrendersi. al nemico di questa ragazza la psicologa ha dato un nome, un nome preciso che aiuta la ragazza a non vedere più il cibo come un problema. la ragazza non dice più che sta male col cibo, formula sgrammaticata ma da lei tanto usata in passato. il cibo non è il motivo della sua rovina, e lei lo sa; se ne accorge quando realizza che tanti bei momenti che ha vissuto sono legati all'atto del mangiare e che le persone a cui vuole bene sono il più delle volte associate a un sapore.
ha in bocca il sapore del timballo dei nonni scorpacciato ridendo durante tanti pranzi con la sua famiglia,
dei panini con la cotoletta avvolti nella carta stagnola quando a scout si fermava dopo una lunga camminata nel verde,
delle granitine al passetto dopo una giornata al mare, i primi ricordi con laura e arianna
del caffè forte e dei muffin incredibilmente soffici che ang ha preparato per lei,
delle mattonelle comprate dallo zozzo in piena notte insieme ai suoi amici,
della terza caipiroska della serata insieme a elena, quella che decreta la mia fine
delle macine inzuppate nel caffelatte che mangia sempre a casa di simone, della pizza bianca il sabato mattina con lui, dei muffin irlandesi, del barattolo di gelato alla vaniglia häagen-dazs davanti a un film e di infiniti altri gusti che sperimentano insieme
questo la fa felice perchè così non ha perso niente, non ha perso un piacere e nemmeno la possibilità di viverlo, anzi. è in grado di apprezzarlo in maniera amplificata. questo, nella battaglia, è togliere campo al nemico.

3 dicembre 2007

is it because I lied when I was seventeen?

se fossi una che bestemmia ora sarebbe un momentaccio per i santi.
sul treno in partenza all'alba delle sette e mezzo mi accorgo che ho dimenticato a casa le CHIAVI e il PORTAFOGLI. due cose da nulla, che posso pure lasciare dove capita. perchè non è sfiga, perchè sono distratta, perchè non faccio altro che scendere e salire dai treni, perchè sono stanca da morire.
ora, di nuovo a casa, ho la testa piena di sonno e di senso di colpa. c'è solo una cosa che potrebbe portare la situazione al crollo definitivo ed è orribilmente vicina, a portata di mano.
buon inizio settimana.

aggiornamento: qui il video di a girl in port. a mezz'ora da casa mia (mio padre, esperto, dice molti meno) will sheff canta in riva al mare. dietro di lui c'è il mio monte conero.
sono belle cose.




2 dicembre 2007

my mind's not right.

una delle mie migliori amiche è stata picchiata a sangue dal suo ragazzo tossico,

mio padre mentre mi accompagna in moto a togliermi sei punti dalla bocca mi dice "io, ale, sono una persona profondamente insoddisfatta della sua vita",

io personalmente mi sento come se avessi un'intera lisca di pesce conficcata in gola.