24 maggio 2008

in a supporting role.

in questi giorni di cielo in perenne evoluzione, il rincorrersi a perdifiato delle nuvole getta sulla città luci diverse, la dipinge di tinte cangianti e mi propone nuove prospettive persino sui luoghi che ormai conosco a memoria. ora so che il pizzaiolo egiziano (egiziano?) che ci sta tanto simpatico sorride anche in mezzo ai più violenti temporali, l'ho osservato lanciare pezzi di buonumore in tutte le direzioni mentre il resto di roma malediva la pioggia e il mondo tutto. mi piacerebbe conoscere la ricetta della sua felicità, e magari anche della sua pizza.
la strada che mi porta all'università alterna tratti di degrado urbanistico quasi affascinante alla bellezza incorruttibile della basilica di san paolo, sotto la cui figura imponente ieri si dispiegava l'umanità più varia che tu possa immaginare. fermarmi a osservare il parco schuster nonostante il ritardo per la lezione di politica economica è stato vedere un quadro molto amato come se fosse la prima volta, è stato rivedermi nel mio primo tragitto sul 23 con gli occhi di un'alessandra più grande di tre anni.
in giorni come questi, giorni in cui il costante mutare del cielo dei colori e delle luci toglie riferimenti dentro al mio pezzo di mondo più familiare, avverto più opprimente che mai il peso di tutte le vite che non sto vivendo se non come perenne attrice non protagonista. di tutte le opportunità che ho lasciato andare per paura, delle scelte che ho rimandato solo per vederle sfumare. delle relazioni di cui ho subito le dinamiche e di quelle in cui non mi sono data abbastanza. il pensiero di tutto ciò che non tornerà mi butta a terra senza preavviso: l'attrice non protagonista ha la faccia spremuta sull'asfalto e le ginocchia sbucciate, il pubblico è scosso dalla prestazione degna di un melò d'altri tempi.
è così che finisce? con me per terra e un repentino cambio di scena verso storie più interessanti? se al pubblico va bene, a me no: il pensiero di tutto ciò che non tornerà mi butta a terra senza preavviso, ma a farmi riprendere il cammino sono le storie che aspettano di essere scritte.
tragiche esaltanti noiose appassionanti, le vivrò più che posso. la platea non se l'aspetta proprio.

2 commenti:

Marknopfler ha detto...

sipario.
applausi.

alessandra ha detto...

troppo gentile.
*si inchina*