( non ci sono foto, perchè ho lasciato la mia macchina fotografica ad ancona, ormai un settimana fa.
a susen ho usato una macchina gialla usa e getta, ieri non potevo aspettare e abbiamo portato la pellicola a sviluppare. i colori sono sbiaditi e i contorni confusi, d'altronde non potrebbe che essere così. istantanee di sensazioni multicolori difficili da mettere a fuoco, tanto intense quanto poco definite.)
a susen ho usato una macchina gialla usa e getta, ieri non potevo aspettare e abbiamo portato la pellicola a sviluppare. i colori sono sbiaditi e i contorni confusi, d'altronde non potrebbe che essere così. istantanee di sensazioni multicolori difficili da mettere a fuoco, tanto intense quanto poco definite.)
ieri o oggi, non ricordo, ho pensato che fosse ora di piangere. di piegare il sorriso in una smorfia strana, di strizzare gli occhi, e infine scoppiare.
oggi, che non fosse ieri sono sicura, ho pianto. due volte.
le mie lacrime oggi hanno fatto da prologo e da epilogo a un racconto che io conosco già a memoria, ma che al resto del mondo è sconosciuto.
ogni giorno posso decidere ciò che di me si può vedere o non vedere, sapere o non sapere; è una delle poche cose su cui ho la presunzione di avere il controllo. mi piace tenermi stretta qualche certezza in modo totalmente ottuso, come mio nonno fa ogni giorno quando sceglie di essere l'unico uomo in italia a fidarsi del tg4. mi illudo di saper gestire le mie trasparenze perchè a ogni mio segreto si accompagna un profonda - e pesante - vergogna. rivelarmi è il gesto più coraggioso che io possa mai compiere; per contro la vergogna verso me stessa è ciò che mi rende più vile in assoluto.
facendo due conti sono una vigliacca senza pari.
oggi tra le lacrime gli ho aperto uno spiraglio per capire cosa mi avesse annebbiato lo sguardo, combattendo contro la voglia di sotterrare tutto sotto due parole sbrigative che non lasciassero spazio a ulteriori spiegazioni. ho detto. ho lasciato parlare la parte che aveva voglia di urlare e ho lasciato scorrere via dagli occhi quella che non voleva far altro che piangere.
sono passate ore e sono passati abbracci. tutto a posto, certo, non mi rimane che poggiare la mia armatura scintillante da ragazza coraggiosa e addormentarmi più leggera.
certo.
leggera e coraggiosa.
certo.
leggera e coraggiosa.
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