10 gennaio 2008

un tempo la solitudine mi calzava a pennello. non ci sono cazzi che tengano: nei momenti duri le superdonne fanno quello che c'è da fare, e nei loro piccoli supergusci fanno le loro superimprese titaniche. è così, dentro o fuori, non c'è scelta.
in questi cinque giorni c'è stato più che mai il desiderio di sentire una risata esplodere dalla cucina, di un parola che mi tirasse su dall'abisso di libri e scadenze. appena ho avvertito chiaramente questo bisogno ho pensato di essere davvero una persona debole. debole non riuscire a farcela per conto mio, debole e vergognoso.
poi è arrivata e nel giro di ventiquattr'ore ho riso, pianto, mi sono arrabbiata e sfogata, ho parlato di almeno quarantadue argomenti diversi e ho mangiato in un ottimo ristorante cinese. soprattutto non mi sono più sentita debole. ho trovato la forza che mancava nei suoi gesti sinceri, nella sua risata squillante e un po' oca, in tutto quel nonsochè indecifrabile che simone una volta ha definito fresco. è vero, è arrivata una folata d'aria fresca dentro casa ed è stato un toccasana.
mi rendo conto che quello che può rendermi una persona forte, ora, è la capacità di amalgamarmi alle persone, accantonando il timore martellante della perdita - degli altri ma soprattutto di una parte di me stessa. perchè sono stata sola tanto tempo e, per quanto questo mi facesse sentire autosufficiente e moltomolto figa, non lo cambierei con i piccoli disastri di oggi. l'ineccepibile puntualità che avevo nei miei confronti non la baratterei con l'attesa febbrile che vivo oggi aspettando quell'abbraccio o quella risata. non so se arriverà, non so quando, ma io aspetto ed è questo che fa la differenza. rinuncio consapevolmente alla precisione e all'efficienza, alla fruttuosità e alla determinazione e decido di costruire qualcosa secondo un progetto molto più ambizioso, ed estremamente più rischioso. vivere a roma da questo punto di vista è una palestra infinita; ti permette e ti costringe a scontrarti con le realtà più diverse, mutevoli e imperfette. ti impedisce di chiuderti a guscio; se vuoi viverla devi metteri in gioco e aspettarti che non andrà sempre come ti aspetti. roma dice: butta via i progetti di automiglioramento - l'automiglioramento è masturbazione - e fatti travolgere. ognuno risponde come può, come sa.

inoltre, pensierino finale che nel tema faceva tanto bella figura: pensare di potercela davvero fare per conto mio è inutile, oltre che presuntuoso. ho da imparare da chi mi è vicino molto più di quando potrò mai apprendere dai cinque esami rimanenti per questa sessione
(meno uno!)
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