28 giugno 2007

ogni tanto penso al futuro.

shine è una parola meravigliosa, per quanto mi provochino l'orticaria gli italiani che per fare gli acculturati cosmopoliti usano termini inglesi quando potrebbero tranquillamente servirsi della loro lingua madre.
brillare per me consiste il più delle volte nell'eccellere. rincorro l'occhio del fotografo la testa del critico e la mano dello scrittore ma non ho che
i miei occhi incapaci di cogliere le giuste variazioni di luce,
la testa priva di capacità di analisi,
la mano troppo incerta e troppo viziata.
so solo ascoltare, immaginare, osservare in silenzio e confusamente. tanto assidua da spaventarmi da sola. da piccola poteva sembrare un dono affascinante, ora ha più le sembianze di un peso sulle spalle.
è indecente quanto io sogni di brillare tanto da strappare sorrisi e stupide gratificazioni. da chiunque. di essere speciale. per tutti, per tanti, per qualcuno. di emozionare. almeno uno, che emozionare è un arduo compito.
se mi manca il pragmatismo e mi manca il talento, qual è il mio posto nel mondo? nel limbo la risposta potrebbe essere diventare una scrittrice di romanzi harmony o una cantante pop commerciale tutta cuoreamore o una fotografa di cuccioli di cane da piazzare sulle cartoline che vendono nelle cartolerie.
ci penserò.

26 giugno 2007

cercasi, cosa non so.

casa.
dove tieni i libri, dove cammini scalza senza sentirti in colpa, dove decidi tu di quanto sballarti gli orari.
un giorno avrò una casa, ci sarà almeno un gatto, un copriletto viola e uno stereo in ogni stanza. ci saranno dei poster di film anche in bagno. sarà tappezzata di poster di film. avrò una vicina stronza e una vicina gentile, come è giusto che sia. quando avrò bisogno dello zucchero la vicina gentile non sarà mai a casa.
inviterò arianna a bere un tè con te e ospiterò le amiche lontane quando vorranno un appoggio. cucinerò per mia madre e per il mio ragazzo, a mia mamma le verdure, al mio ragazzo basteranno surgelati di ogni genere. avrò una connessione internet di quelle potenti. una volta alla settimana farò le pulizie serie, per il resto il tavolo sarà sempre coperto dalle briciole dei biscotti.
io ora non ho una casa. i miei genitori - che gli piaccia o no - hanno una casa, una casa bella e colma di luce ma anche di urla e rabbia. io, proprio io, soggiorno saltuariamente ad ancona e ho un letto a roma che presto dovrò lasciare. non so dove abiterò, nè chi abiterà la stanza dall'altra parte del muro. un mese fa ero entusiasta all'idea, mentre ora che il momento dei pacchi si avvicina progetto di nascondermi sotto il tavolo della sala e di fare così pena al proprietario da costringerlo a farmi restare qui.
tanto brava a sognare un altrove quanto terrorizzata all'idea che un altrove sia possibile, così vicino da poterlo sfiorare.
il terrore, il peggiore, è che il mio quarto domicilio in vent'anni veda ciò che hanno visto gli altri: un corpo stanco e una faccia triste, che non vuole vedere il sole entrare dalle finestre. il terrore, il peggiore, è che le nuove pareti si ricoprano di fame e senso di colpa.
tanto brava a sognare un altrove quanto segretamente convinta del fatto che un altrove, un vero altrove, non sia possibile che nei suoi sogni più ottimisti. che un nuovo copriletto, i poster alle pareti e un gatto nerissimo non bastino a farla traslocare da sè stessa.

25 giugno 2007

dichiarazione d'intenti in un afoso tardo pomeriggio.

ho vent'anni. massimo coppola ha fatto una trasmissione su mtv dedicata ai mei coetanei, ma io l'ho vista solo per il conduttore. che superficiale.
non so come si debbano vivere, i vent'anni. sono andata a casaccio dai tredici in poi. ho costantemente avuto la percezione di non essere allineata alla mia età anagrafica, troppo acerba o troppo matura, come un frutto che non mangi mai al punto giusto. a vent'anni come a tredici sono rivestita di un timido senso di inadeguatezza perenne. una ventenne al posto sbagliato nel momento sbagliato, come nei film.
mi aggrappo con tutta la forza che ho alle certezze, che siano momentanee temporanee o eterne. questo vorrebbe essere, in modo molto modesto, un luogo dove raccogliere e tenere in caldo i sassi su cui cado di faccia, su cui poggio i piedi per rimanere in equilibrio, su cui fisso lo sguardo stupefatta dalla loro unicità. la mia personalità tendente al pessimismo cosmico sente quotidianamente la necessità di ricordarsi che la (sua) vita vale la pena di - come dice la sua cantante preferita.

alcuni dei miei sassi sono viola e verdi, non l'ho deciso io, sono così e basta. e sono bellissimi.