4 febbraio 2008

be forgiven by the time my lover comes.

a tutti piace essere sorpresi, in un modo o nell'altro. regali, promozioni, vincite.
tutti, per contro, detestano la delusione. non credo di essere l'unica a cui, fin troppo spesso, viene sbattuta una metaforica ma sonora porta in faccia. in effetti ho smesso da un po' di sentirmi unica, da un po' ho iniziato a convincermi che non ho niente di più delle stesse persone che mi deludono ogni giorno. dentro gli spietati ingranaggi di un infinito circolo vizioso succede che a volte deludiamo e a volte siamo delusi: ad alimentare questa catena c'è forse l'incapacità di applicare a noi stessi lo stesso rigoroso sistema morale che usiamo per gli altri. forse.
neanche per un attimo salgo sul pulpito, io che per prima analizzo ogni singola frase e giudico ogni minima azione. flessibile solo quando sono io quella da assolvere, quando sono gli altri ad essere delusi da me.
guardandomi dentro scorgo chiaramente una parte di me che vive del bisogno di sentirsi ferita e oltraggiata: a quella parte fa comodo avercela con una persona che ha sofferto per un'azione di cui sono stata complice. facendo parlare, strillare, quella parte posso mettere a tacere il mio errore.
forse succede a tutti: un po' masochisticamente ce ne stiamo lì ad aspettare di saldare il debito che abbiamo verso chi abbiamo fatto soffrire, soffrendo a nostra volta.
ora, per una volta, sto provando a intraprendere una strada diversa per ristabilire gli equilibri. vado avanti alla cieca, guidata da una sola certezza: perdonare un'estranea non sarebbe così difficile, se riuscissi a perdonare prima me stessa.

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