13 febbraio 2008

to the middle of nowhere, and on your way home.

ho pensato a come risolvere questo problema. ho pensato a come porre rimedio all'incapacità di parlare di me stessa in questi giorni.
non ho tempo. non ho voglia. e non c'è nulla di nuovo all'orizzonte, perchè fondamentalmente sto aspettando.
dopo un novembre e un dicembre intensi di spostamenti, conoscenze, concerti, mi sono sbattuti contro un gennaio e un febbraio (siamo a metà, ma già lo so) di attesa.
l'attesa è frustrante, dolorosa, spesso inutile. chevvelodigaffà.
altre volte, invece, è soprendentemente piacevole. non so chi diceva che attendere la felicità, così come ricordarla, è meglio della felicità in sè; io sottoscrivo. raramente mi accorgo di essere felice, sono le scie che i momenti inconsapevolmente felici mi lasciano dentro il vero tesoro. in mesi come questi bastardissimi gennaio e febbraio ti basta passare la serata guardando video su video e facendo smorfie inguardabili per stare bene; la cosa più importante e totale che ti lasciano attimi del genere è la consapevolezza di aver vicino qualcuno disposto a tenerti la mano mentre aspetti, ad aspettare con te nuovi attimi di libertà e possibilità. io non ho libertà e possibilità ora, tu sì, tu potresti fare ciò che vuoi. scegli di guardare video e fare smorfie con me: io non sapevo esistesse una cosa del genere, io non sapevo che sarebbe successa anche a me.

il tempo che avevo a dispozione è finito, e questo post era stato iniziato per parlare di alligator.
vabè. dico solo che alligator è il mio gennaio e il mio febbraio, la parte migliore. quella in cui mentre attendo mi sciolgo nella musica.

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