ho pensato a come risolvere questo problema. ho pensato a come porre rimedio all'incapacità di parlare di me stessa in questi giorni.
non ho tempo. non ho voglia. e non c'è nulla di nuovo all'orizzonte, perchè fondamentalmente sto aspettando.
dopo un novembre e un dicembre intensi di spostamenti, conoscenze, concerti, mi sono sbattuti contro un gennaio e un febbraio (siamo a metà, ma già lo so) di attesa.
l'attesa è frustrante, dolorosa, spesso inutile. chevvelodigaffà.
altre volte, invece, è soprendentemente piacevole. non so chi diceva che attendere la felicità, così come ricordarla, è meglio della felicità in sè; io sottoscrivo. raramente mi accorgo di essere felice, sono le scie che i momenti inconsapevolmente felici mi lasciano dentro il vero tesoro. in mesi come questi bastardissimi gennaio e febbraio ti basta passare la serata guardando video su video e facendo smorfie inguardabili per stare bene; la cosa più importante e totale che ti lasciano attimi del genere è la consapevolezza di aver vicino qualcuno disposto a tenerti la mano mentre aspetti, ad aspettare con te nuovi attimi di libertà e possibilità. io non ho libertà e possibilità ora, tu sì, tu potresti fare ciò che vuoi. scegli di guardare video e fare smorfie con me: io non sapevo esistesse una cosa del genere, io non sapevo che sarebbe successa anche a me.
il tempo che avevo a dispozione è finito, e questo post era stato iniziato per parlare di alligator.
vabè. dico solo che alligator è il mio gennaio e il mio febbraio, la parte migliore. quella in cui mentre attendo mi sciolgo nella musica.
13 febbraio 2008
to the middle of nowhere, and on your way home.
scritto da alessandra alle 11:59
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