4 luglio 2007

p a r t i r e .


il giorno di un esame è lunghissimo. comincia alle cinque di mattina, e durante la mattina è così confuso da sembrare irreale, così irreale da sembrare mai davvero iniziato.
ora sento sulla pelle caldo e stanchezze senza nome. in bocca l'amaro di un caffè riscaldato. in gola un groppo di insoddisfazione mista a contentezza per il semplice fatto che le 8.30 del 4 luglio duemilaesette siano arrivate e passate. deve vincere la contentezza, deve.
la mia estate non è iniziata. ha avuto però la grazia e il tempismo di soffiarmi sul collo un alito di vento tiepido del nord, sabato, quando finalmente la parola p a r t i r e è apparsa in un vocabolario pieno di parole masticate troppo, anche se non abbastanza da risultare digeribili. quelle parole ora non le voglio pensare, nè tantomeno pronunciare.
ora scriverò solo
p a r t i r e
p a r t i r e
p a r t i r e più o meno all'infinito,
e ancora meglio p a r t i r e i n s i e m e.
macchina o non macchina? da questa città ci passiamo? mica c'è per caso qualche bel gruppo che concerteggia da quelle parti? a proposito, che musica portare? questi sono i problemi di cui voglio occuparmi.
tra l'altro dicono che l'irlanda sia tanto verde, ottimo. il viola lo porto io.

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