6 aprile 2008

me myself and I.


non ho molte persone a roma. non è mai stata una mia pretesa, essere piena di gente intorno, e vorrei poter attribure questa mia preferenza a una sorta di spocchia per cui meglio la qualità o meglio soli senza sapere che prenderei in giro in primis me stessa: la verità è che troppe persone mi danno ansia, mi impauriscono, mi rimpiccioliscono. non ne vado fiera, ma trovo assurdo negare la mia totale incapacità di propormi in determinati contesti. l'eccezione sono i concerti, ma onestamente: chi si accorge durante un concerto di tutte le persone che gli si accalcano intorno? io no, a meno di alcuni casi che immagino simone abbia perfettamente presente.
fatto sta.
ho trasportato qui a roma il modello di comportamento che avevo nella socialità anconetana, basato sostanzialmente nel rifuggire i grupponi e nel cercare di riempire di significato i contatti individuali. in tre anni, a fatica, qualche bel contatto si è istaurato nella marmaglia di quei goffi tentativi quotidiani che il più delle volte falliscono miseramente.
questo fine settimana i miei contatti hanno deciso di allontanarsi da qui, lasciandomi in uno stato di solitudine rispetto a cui sono assolutamente disorientata. tempo fa cucinare per una persona era la prassi. guardare film nel silenzio di una casa completamente vuota era la prassi. snodare i pensieri della giornata parlando da sola ad alta voce (ebbene sì!) era la prassi.
durante un'adolescenza spesso vissuta a sognare e a creare un mondo solo mio, la solitudine era una stanza calda e accogliente, che avevo arredato coi miei colori preferiti e riempito di suoni familiari. oggi rientro in quella stanza con gli occhi sbarrati, chiedendomi ininterrottamente che faccio, dove vado, con chi parlo? sono stata tanto presa dallo sforzo di rendere accoglienti i luoghi in cui incontrare gli altri, che ho lasciato che la polvere si sedimentasse su quella parte di spazio che deve essere solo mia.
servono nuove tinte, nuovi dischi nello stereo, nuovi poster alle pareti.


sarà più facile osservarti mentre ti allontani, e aspettarti mentre ti avvicini.

6 commenti:

Marknopfler ha detto...

ho abbastanza malinconia per non aggiungere altro:

siamo piuttosto simili io e te, anche se tu sei femmina, che è una differenza mica da poco.

Marknopfler ha detto...

ps. mai stata a Berlino?

alessandra ha detto...

per certe cose sono convinta che non c'entri molto la differenza maschio/femmina.
a berlino sì, un paio di estati fa. prima o poi ci tornerò, anche =)
come mai questa domanda, credi che mi troverei bene?

Marknopfler ha detto...

certo, a grandi linee no, ma: le conclusioni possono essere le stesse, ma ci si arriva da differenti strade e si vede tutto con diversi occhi.

appena stato in gita. premettendo che non è la seconda città europea che vedo, è la città fatta apposta per me.
E poi c'è una cazzo di metropolitana che ci potrei vivere dentro. A tornare sull'89 barrato mi vien da piangere.

tu non saprei.Tu sei meno solitaria di me o meglio come dici qui non sei una socievole per tutte le occasioni, ma neanche come me potresti stare settimane parlando solo per necessità.

'notte

alessandra ha detto...

gita dell'ultimo anno? noi eravamo andati a praga, e il poco che mi ricordo dai pochissimi attimi di lucidità è che non è una città che fa per me.
berlino è arrivata in un momento perfetto per me, ed è stata fondamentale per mettere a fuoco le tante carenze che ha roma, città che adoro ma in cui non vorrei proprio mettere radici, come capitale.
tanto tempo senza parlare? non penso di essere il tipo. comunicare con gli altri è un bisogno forte, solo non sono una di quelle che cerca il contatto con tutti/a tutti i costi. è complicato o sono complicata..è uguale =)

notte!

Marknopfler ha detto...

penultimo. l'anno prossimo andiamo in Bosnia. (non c'è bisogno che ci dici che siamo dei fighi, lo sappiamo già! ;) )


ps. e finalmente un viola come si deve!