7 maggio 2008

nothing ever happens here.

rincorro le giornate con rabbia, non voglio che finiscano. non possono permetterselo.
ho mangiato poco gli ultimi due giorni, più per necessità che per una reale fame, e se mi conoscessi capiresti com'è strano questo per i miei parametri.
ho aspettato una risposta per ventiquattro ore, finchè l'etere mi ha mandato un no doloroso quanto un pugno in faccia: una possibilità volatilizzata dopo mesi di fiducia ma di più, molto di più, la necessità dolorosa di sapere chi voglio essere nella mia vita. dolorosa perchè se togli gli stage, se togli i crediti, se togli le tesine gli esami e le lezioni, se togli tutto e lasci me, non hai che una ragazza di ventunanni che
non ha la più pallida idea di cosa fare della sua vita
.
(chiedo scusa, dovevo essere evidente e esplicativa)
che si guarda intorno perennemente perplessa e febbrilmente curiosa, che ha una
paura abissale
(di nuovo scusa)
e non trova di meglio da fare che rifugiarsi nelle pieghe di una quotidianità piena di doveri al solo scopo di dimenticare l'evidenza sopra-grassettata. ma basta un no, spedito nell'etere, ed è un pugno in faccia impossibile da schivare.


giurisprudenza dovevo fare.

1 commento:

Marknopfler ha detto...

E' anche vero che noi *siamo* la nostra quotidianità.
[sto studiando Pascal, ora]

Sartre: "l'uomo non è ciò che è"--> In ogni attimo siamo proiettati oltre il nostro essere presente
"l'ulomo è ciò che non è" --> partendo dal futuro diamo un senso al nostro presente
Agostino dice che il presente tendialmente non esiste, piuttosto una presentificazione del soggetto del passsato/futuro-->trascendo continuamente me stesso.
E l'uomo, ruiconoscendosi sospeso fra idue infiniti si aggrappa a qualsiasi cosa.
E giù tutte le (notevoli) considerazione di Pascal sul divertissement, ovvero il tempo libero (sintetizzate in: "rendere gioioso il tempo del lavoro e rendere serio il tempo libero")


scusa, ho un compito :)