30 luglio 2007

who's next.




c'è stato il finesettimana. in punta di piedi, troppo alta è la temperatura mista a umidità - più alta degli ultimi cinquant'anni ma che dico cento ma che dico duecento - per correre o aumentare l'andatura. vado piano, ma vado..conta questo no? non fermarsi.

c'è stato un uniziosettimana con risvolti disastrosi, case adorabili appena trovate che poi non sono più disponibili, gonne macchiate, gola ammalata, macchine che non partono, equivoci che sono solo il prodotto del non capirsi o del non aver voglia di ascoltarsi.
non fermarsi, dicevamo? ho tutta l'impressione di star diminuendo gradualmente la velocità e potrei decidere da un momento all'altro di frenare bruscamente. bum, in mezzo alla strada con gli automobilisti incredubili e incazzati che suonano il clascon forsennatamente.

capiamoci, io ho b i s o g n o di sapere se non mi sto muovendo a caso, se la tappa successiva è un posto migliore di questo. se mi sentirò un po' meno estranea alle situazioni in cui verrò catapultata. se non contiuerò in eterno ad aggrapparmi alla concetto di prossimo pur di non fare questa benedetta frenata:
il prossimo amico
la prossima casa
il prossimo giorno

sennò mi trasformo in uno di quei fuochi d'artificio che abbiamo visto sabato dalla collina di offagna, e non ci penso più. non ci penso più.

27 luglio 2007

la febbre altera le mie percezioni.


ho avuto la febbre, ieri, per poche ore. è stato solo un colpo di sole, ma non so..è così assurdo dire che è stata una bella esperienza? sono tornata dalla spiaggia con la testa pulsante e il freddo sotto la pelle arrossata. rifugiata sotto la coperta di pile arancioghepardata, gli occhi serrati, mi sono ritrovata accovacciata sulla linea di confine tra il sonno e la veglia, tra il sogno e il pensiero lucido.

ale, ale?
sì mamma..
come stai? non è meglio che ti infili direttamente il pigiama e ti metti sotto le coperte?
ma mamma sono le nove, non mi di dornire, sto così un altro po' e poi vengo a cena..
ale, stai dormendo da due ore.

e io non me ne sono mica accorta, cioè mi sembrava di essere intrecciata a pensieri e immagini perfettamente coscienti eppure libere di muoversi a loro piacimento. ne voglio ancora!

poi non ha più piovuto, aspetto ancora. aspetto la pioggia e non solo. al nonsolo manca poco per fortuna, ho bisogno del mio nonsolo.

(una cosa che ho imparato di me: quando sono produttiva non sono affamata, e viceversa.)

24 luglio 2007

e io la aspetto.

(*)

sta ho macinato kilometri in macchina, tra ieri e l'altro ieri. i compagni di viaggio erano diversi, il tragitto identico.
per di mattina ho lasciato una stanza bianca e vuota che non è più mia, di pomeriggio ho visto due stanze che non saranno mai mie.
arrivare la parentesi più colorata sono i tuoi occhi d'acqua di prima mattina e di tardo pomeriggio, mi guardano vispi come se cercassero di uscire fuori dal tuo viso consumato da un'influenza stronza.
la non sarò sveglia e intraprendente, agile e scattante, come la trentenne dark mi avrebbe desiderato. peccato, neanche lei si avvicina al prototipo della coinquilina ideale; stringiamoci la mano.
pioggia non esiste la vita ideale, il viaggio ideale e l'amico ideale. però ho trovato il gelato ideale: non è che questo potrebbe darmi un barlume di speranza?

(*) al mio ciccione, che sta male per colpa dell'ennesimo forasacco.

21 luglio 2007

slowly.


il progetto terzo anno sotto le torri sembra già roba vecchia, o solo un sogno archiviato temporaneamente.
non ho fretta di cambiare città, il che non cambia il fatto che io so che cambierò città. nonostante ogni movimento a roma mi richieda energia e volontà che non possiedo, non ho mai posseduto, non sono pronta a lasciarla. non avrò abbastanza slancio per raggiungere una nuova meta finchè, magari nella più completa disperazione, non l'avrò trangugiata tutta d'un sorso.
non è ancora il momento.
l'unico frangente della mia modestissima esistenza in cui non ho avuto fretta è quello che ora mi sta dando incredibilmente più soddisfazione; qualcosa dovrà pur dire.
ci sarà l'irlanda, poi ci saranno l'esame di storia e di francese, il mio primo piano di studi, una nuova convivenza, la tesina, il nuovo album dei subsonica, eleonora andrà a parigi ma soprattutto diego andrà a madrid, simone deciderà in che direzione camminare e io non mi voglio perdere nienteenessuno.
non ho fretta - questo sì che è strano - nemmeno nel finire l'ultimo libro di harry potter. gusto lentamente ogni parola, anche quelle che non so tradurre, e penso che posso aspettare domani per conoscere il finale.

19 luglio 2007

move on jump in fall out!


cat è scesa con il viso nero di malumore a prendersi una pizza, scrivo velocissima prima che torni. pensandoci, appena torna, potrei urlarle in faccia tutto ciò che di orribile ho imparato di lei negli ultimi due anni. tanto tra due mesi al massimo non abiteremo più insieme. non lo farò comunque; non è nel mio carattere, purtroppo.

non abiterò più con cat, ma è molto più triste pensare che non avrò più la possibilità di entrare nella stanza che ha tenuto strette alle sue mura lacrime, silenzi, confidenze, baci, giochi come segreti preziosissimi. piano piano sto fotografando tutto, ogni angolo. ogni centimetro in cui ho vissuto, anche quando più di tutto volevo essere kilomentri da lì.

oggi ho dato l'ultimo esame di un torrido luglio colmo fino all'orlo di incertezza ma assolutamente movimentato di quel movimento che dico io: la testa che non smette mai di correre, il cuore che balla di ritmi suoi, lo stomaco che fa la lotta con la razionalità.

ci sono salti da fare. mi piacerebbe bastasse la mia sola rincorsa.

15 luglio 2007

"già che ci siamo ci sono delle cose che vorrei chiarire"


due sigarette su un terrazzo, il mio vestito nuovo e gli argomenti che si accavallano uno sull'altro fino a condurre
(inevitabilmente)
(finalmente!)
lì, dove so di essere sempre rimasta.
un vaso di pandora spalancato piano dalle nostre quattro mani.

mi basta poco per essere felice.

12 luglio 2007

naif.


Corrente pittorica basata sull'esecuzione elementare, semplice e in modo fiabesco di scene di vita quotidiana, con un ricco accostamento di colori, usati generalmente puri.

un giorno a scuola, era con la professoressa di inglese o forse di italiano, ho usato questo aggettivo per descrivere diego. lui non sapeva cosa significasse in sè, nè tantomeno cosa significasse per me, ma la professoressa mi diede ragione sorridendo e lui non se la prese troppo. è un altro l'aggettivo che ci ha fatto da muro, non era ancora tempo per dare troppa importanza alle parole.

oggi ho usato di nuovo questo aggettivo con lei, mentre la osservavo scrivere il suo nome su diciotto magliette colorate. non se l'è presa neanche lei; ha continuato nel suo lavoro, proferendo giusto un commento poco fine ma adeguato. dei suoi, insomma.
il disegno più semplice del mondo: case rosse dal tetto a punta, con due finestre tonde e un albero a pochi metri, di quelle che disegnavo da piccola. col tempo si impara a colorare meglio, a usare sfumature e ombre: una bambina cresce e le case col tetto a punta non le disegna più, un'altra conserva il suo personale e inconsapevole stile naif.
più di qualsiasi tonalità ricercata e pretenziosa in cui mi sia mai imbattuta, sono le sue tinte decise che mi illuminano gli occhi. colori come pensieri netti, sinceri, puri ed entusiasti. guardo dentro il suo disegno e - come mai mi succede - vedo ciò che mi manca, trovo spazio per farmi domande, mi sento in grado di uscire un po' dal bordo.

si fa presto a rimediare le sbavature o a lasciarle lì a imbrattare il foglio bianco, che magari non se ne accorge nessuno.

10 luglio 2007


non sembra sia trascorso un singolo attimo, da che ho cliccato pubblica post e sono uscita sull'asfalto bollente e ho preso un frappè alla nocciola e ho visto la casa di una giornalista e ho sofferto mal di pancia e andando in bagno alle due di notte ho trovato simone sul letto vicino al mio dopo essermi addormentata da sola e ho preso il treno destinazione milano e
boh
altro.
ascolto gli okkervil river a occhi chiusi mentre nessuno mi vede, testa allo scorso novembre, alla passione purissima, a will sheff sul palco e a un cuore che sarebbe scoppiato nel petto se lui non mi avesse stretta forte da dietro.
ho fretta di prenotare il volo per dublino, testa al prossimo agosto mentre il prima è sfocato e il dopo è terrorizzante. se ora mi dicessero hai sbagliato prenotazione, ti tocca andare in sudafrica, in tibet, in belgio, in montana, direi chissenefrega e partirei.
nel mio presente non ho una black da ascoltare per sentirmi in cima al mondo e lui non mi trascina più nella musica, mia o nostra. non l'Ascolta, la musica, da non ricordo quanto tempo. tu chiamale, se vuoi, disillusioni. nel mio presente non c'è viaggio, non sto andando da nessuna parte ma progetto partenze future con gli stessi movimenti con cui cerco a tentoni concerti a cui non andrò, città in cui non mi trasferirò, visi dentro cui non scorgerò nient'altro che nuove paure.
non è il troppo poco amore, non è il troppo caldo
sono io sono io sono io
che meno mi sento e più mi perdo.

4 luglio 2007

p a r t i r e .


il giorno di un esame è lunghissimo. comincia alle cinque di mattina, e durante la mattina è così confuso da sembrare irreale, così irreale da sembrare mai davvero iniziato.
ora sento sulla pelle caldo e stanchezze senza nome. in bocca l'amaro di un caffè riscaldato. in gola un groppo di insoddisfazione mista a contentezza per il semplice fatto che le 8.30 del 4 luglio duemilaesette siano arrivate e passate. deve vincere la contentezza, deve.
la mia estate non è iniziata. ha avuto però la grazia e il tempismo di soffiarmi sul collo un alito di vento tiepido del nord, sabato, quando finalmente la parola p a r t i r e è apparsa in un vocabolario pieno di parole masticate troppo, anche se non abbastanza da risultare digeribili. quelle parole ora non le voglio pensare, nè tantomeno pronunciare.
ora scriverò solo
p a r t i r e
p a r t i r e
p a r t i r e più o meno all'infinito,
e ancora meglio p a r t i r e i n s i e m e.
macchina o non macchina? da questa città ci passiamo? mica c'è per caso qualche bel gruppo che concerteggia da quelle parti? a proposito, che musica portare? questi sono i problemi di cui voglio occuparmi.
tra l'altro dicono che l'irlanda sia tanto verde, ottimo. il viola lo porto io.